Page 58 - Cranioplasty.qxd
P. 58
Gestione delle complicanze nelle cranioplastiche C. Iaccarino
se precoce ed una fase più tardiva. Nella fase precoce reintervento. Viene riportata una incidenza di compli-
post-decompressiva il paziente può essere sottoposto canze generiche del 33,8%, mentre il 25,8% dei 62
ad altre e numerose procedure diagnostico-terapeuti- pazienti ha richiesto un reintervento. Tuttavia tra le
che multispecialistiche, nonché essere soggetto a di- complicanze generiche viene riportato una incidenza
verse patologie che non siano esclusivamente crani- del 3,2% di trombosi venosa profonda, oppure 1,6%
che. Ognuna di queste procedure o patologie può es- di instabilità emodinamica intra-operatoria, oppure
sere gravata da complicanze. Nella fase tardiva vi 1,6% di idrocefalo insorto entro 30 giorni dalla pro-
possono essere ulteriori procedure multispecialistiche cedura chirurgica; questi ultimi dati forse non soddi-
per trattare esiti e complicanze ancora in atto. sfano quei criteri di diretto nesso di causalità con la
Non è raro che le complicanze manifestate dopo l’in- cranioplastica ad ulteriore testimonianza della varia-
tervento di cranioplastica possano essere però relati- bilità dei dati di letteratura.
ve ad eventi e procedure verificatesi prima dell’inter-
vento di cranioplastica, magari in relazione alle con-
dizioni in cui è avvenuto il primo evento traumatico, INFEZIONI
vascolare o di altro tipo.
Infatti, il concorrere di due diversi fattori causali che È sicuramente difficile individuare esattamente quali
agiscono in successione, ma prima che si sia comple- elementi riconducibili alla procedura della craniopla-
tato il decorso del primo, rende alla fine impossibile stica siano univocamente responsabili della compli-
stabilire esattamente quale sia stato il danno determi- canza infettiva e separarli da quegli elementi predispo-
nato dall’uno o dall’altro. Si ricorre in questi casi ad nenti la sepsi presenti nel paziente in seguito ad even-
un criterio di presunzione che, sulla base di un gene- ti precedenti. Ad esempio un politrauma, magari avve-
rico criterio statistico-epidemiologico, accertato il nuto in seguito ad incidente della strada con espulsio-
momento in cui si è verificato il secondo fattore cau- ne del paziente dall’abitacolo, con successivo ricovero
sale cerca di scorporare, dal danno finale complessi- prolungato presso ambiente intensivistico comporta
vo, quello che si sarebbe comunque realizzato se l’u- una serie di esposizioni a rischio infettivo già in atto al
no non vi fosse stato. momento dell’intervento di cranioplastica.
È quindi necessario ricercare dei dati di Evidence Ba- Tuttavia alcuni dati di letteratura riconducono ad ele-
sed Medicine (EBM) che possano supportare le con- menti più costantemente predittivi di complicanze
clusioni che un evento complicante una cranioplasti- settiche in seguito a cranioplastica. Vi è un generale
ca è un evento che si sarebbe comunque realizzato accordo sulla maggiore incidenza di complicanze in-
anche se non fosse stato eseguito in quel paziente un fettive in seguito ad una cranioplastica bifrontale ri-
intervento di rimozione ossea ed anche se quel pa- spetto ad una cranioplastica monolaterale (4,8,12) . Questa
ziente non fosse stato affetto dalla patologia che a re- osservazione può essere relativa alla necessità di ese-
so necessaria quella rimozione. Bisogna quindi far ri- guire una incisione più lunga, una minor disponibili-
ferimento a lavori di una certa numerosità di campio- tà del muscolo temporale per la copertura, un tempo
ne e pubblicati su riviste referenziate per cercare di operatorio più lungo in alcuni casi, la possibile viola-
trarre conclusioni che abbiano una validità scientifica zione del seno frontale.
(8)
e non vengano dettate da particolarismi commerciali, Gooch et al. nella loro casistica di cranioplastica,
temporanee mode terapeutiche. quasi esclusivamente di osso autologo (92%), ripor-
In un’analisi retrospettiva di 62 casi, sottoposti a cra- tano che solo il 16% dei pazienti con lembo unilate-
nioplastica a seguito di una craniotomia decompressi- rale è stato sottoposto ad un reintervento per compli-
va, nel 66% post-traumatica e nel 24% dopo uno stro- canze, rispetto al 67% dei pazienti con lembo bifron-
ke, nel corso di un periodo di 7 anni, Gooch et al. (8) tale. Per questi il reintervento nel 50% dei casi à sta-
classifica come eventi avversi quelli verificatisi entro to causato da complicanze infettive.
30 giorni post-operatori, mentre le complicanze tardi- Marchac et al. (12) hanno eseguito un’analisi retrospet-
ve erano gli eventi insoddisfacenti direttamente con- tiva di 98 cranioplastiche con polimetilmetacrilato
nessi alla cranioplastica quando verificatisi dopo 30 (PolyMethylMethAcrylate: PMMA) per diverse pa-
giorni post-operatori. Tale distinzione non è sempre tologie quali post-traumatiche/post-deformità neuro-
univoca negli altri studi. I pazienti sono stati classifi- chirurgiche (21,4%), la correzione (63,3% secondaria
cati come senza complicazione, con complicanze ge- e 33,7% primaria) di craniostenosi, plagiocefalia de-
neriche, e con complicazione che hanno richiesto un formante (2%), la resezione tumorale (4,1%), o altre
- 58 -

